...a tutti voi perché scegliate la pace...

lunedì 6 agosto 2007

Pallidi Monti

Finalmente arrivarono le sospirate vacanze! dove andiamo di bello?
La decisione, ovviamente presa all'ultimo momento (altro che last minute) è di dedicarci alla montagna, per rimetterci in forma, camminare all'aria aperta e soprattutto fare tante colazioni abbondanti, di quelle che ci fanno impazzire.
La meta: il cuore delle Dolomiti, la val Badia, proprio immersi in mezzo ai monti pallidi.
11 Luglio
Pronti a partire; carichiamo i bagagli sulla macchina e dopo un tranquillo viaggio, anche se con qualche piccolissimo contrattempo (tipo una telefonata di lavoro di un'oretta, per la gioia dell'Ari ed un intoppo con l'auto a metà di un tornante), arriviamo finalmente alla meta.
Ecco le maestose montagne di cui sentivo tanto la mancanza; c'è da restare affascinati dall'imponenza delle vette e difatti siamo con il naso all'insù e la bocca aperta (io).
Ma dopo tanto tempo seduti in auto, ci serve una passeggiatina. A metà della discesa dal passo Gardena, ci fermiamo presso un ristorante e facciamo quattro passi in mezzo ai prati verdi ed alle mucche fino alla cascata del Pisciadù (non sono ammessi commenti al nome!).
Abbiamo prenotato la camera in una bella e discreta pensione nel comune di La Valle, appena fuori dal traffico delle provinciali ma comodamente collegato.
La gentilissima padrona, la signora Frida, ci mostra ben due stanze tra cui scegliere: una è un po' piccola e l'altra... non la troviamo! Nel corridoio c'è una porta di legno, una specie di armadio appoggiato al muro che fa angolo; sembra l'armadio della biancheria invece è proprio l'ingresso della stanza (ha il bagno separato, per questo hanno fatto una specie di "anticamera")! Ovviamente è nostra (cose normali mai)!
12 Luglio
Passata la notte a ronfare come ronfi, alla mattina dobbiamo caricarci per la prima vera gita. Affrontiamo LA COLAZIONE: caffé-latte, panino con burro e marmellata, tazzona di cereali assortiti con yogurt e latte, biscotti; così dovrebbe bastare.
La meta della prima gita è il rifugio Fanes. Vogliamo arrivare nel regno delle marmotte, come narrano le leggende locali.
Dalla Capanna Alpina iniziamo a salire con i nostri zainetti e le racchettine, su per il sentiero in mezzo ai mughi e poi sul ripido, fino in cima alla selletta.
Da lì in poi è tutto in piano, ma decisamente lungo. In tre ore attraversiamo pascoli pieni di mucche dall'aria soddisfatta, cavalli ingrassati ma neanche una marmotta.
Non siamo altissimi ma il cielo è un po' coperto, c'è aria e fa abbastanza freddo. Meno male che abbiamo indossato tutto l'abbigliamento caldo, cioè il pile e la giacca a vento leggera.
Alla fine del cammino ci aspetta il rifugio, il lago Verde ed il Parlamento delle Marmotte, un costone a gradoni molto insolito.
Giusto il tempo di riposare, pranzare ed è già ora di rientrare. Il cammino è lungo e non possiamo permetterci troppa sosta.
Alla sera ovviamente siamo stravolti e con le ginocchia a pezzi. Alle 9.30 siamo già stesi in branda, con gli occhi semi chiusi.
Come primo giorno non è stato proprio semplice.
13 Luglio
Il secondo giorno di gite dobbiamo prendercela con più calma. La meta sarà il passo delle Erbe che raggiungiamo in auto.
Lasciamo la macchina e ci dirigiamo verso il sentiero che ci porta prima sotto le falde del monte Putia che sovrasta l'altipiano, poi aggirandolo sulla destra, sale fino alla forcella.
Una faticosa salita a serpentina in mezzo ai sassi bianchi del ghiaione. Oggi fa decisamente più caldo e tra il sole ed il riflesso delle rocce, arriviamo in cima con le spalle e la faccia rosse.
Il sentiero continua in direzione del rifugio Genova abbastanza in piano, attraversando a mezza costa il pendio. Ad un certo punto, Ari si ferma: "Guarda, la neve! vado a toccarla!" e bum!
Non so come, ma la vedo inciampare, accasciarsi e poi finire a faccia in giù a due centimetri dalla lingua di neve e da un po' di "torta di mucca". Io corro preoccupato che si sia fatta male; lei è lì che ride, non si alza dal ridere e ripete "Mi scappa la pipì".
La giornata prosegue tranquilla sul prato del rifugio ma durante il ritorno sono inseguito da uno stormo di fastidiosi moschini, attaccati al mio zaino.
La nostra ricompensa è un gozzo strudel con crema di vaniglia.
14 Luglio
Ormai le gambe sono calde e rodate; siamo pronti per la grande impresa che ho in mente. All'Ari la descrivo come "beh sì oggi sarà impegnativo" ma forse sono stato un po' troppo blando nella descrizione (infatti mi insulta anche adesso). Raggiungiamo in macchina la cima del passo Valparola e parcheggiamo nei pressi del fortino risalente alla guerra. Qui intorno è tutto museo all'aperto in ricordo della tragedia mondiale del '15-18. Da questo lato c'erano gli austriaci e gli italiani risalivano dal Veneto e da Cortina. Imbocchiamo, o meglio cerchiamo di imboccare gironzolando un po' in mezzo ai sassi, il sentiero dei Kaiserjager. Effettivamente per colpa mia perdiamo un po' di tempo ma riusciamo a tornare sulla retta via che attraversa i resti delle trincee.
Da qui si inizia la salita vera: prima il ripido ghiaione, tra gli odiati sassini che scivolano sotto i piedi. Arrivati alle prime balze di roccia, c'è da risalire dei gradoni di tronchi e pezzi esposti tra rocce e strapiombi attaccati alle corde fisse. Alla fine di questo tratto bisogna attraversare un ponte sospeso. Qui si arriva a metà percorso. Si può proseguire in discesa, si può attraversare la cengia Martini o si può salire fino in cima alla montagna, per stretti sentieri sulla roccia.
Il percorso è impegnativo ma una volta in cima siamo al Piccolo Lagazuoi 2778 metri. Abbiamo percorso circa 600 metri di dislivello in 3 ore e mezza. Sotto di noi possiamo vedere tutte le valli, dalla Badia alla Marmolada fino alle montagne del Cadore.
Ci sediamo a pranzare su un costone, sospesi sopra l'altopiano interno che domina le montagna dei Fanes e le Conturines. Riposiamo quanto basta per rimetterci in cammino; la strada della discesa è ancora lunga ed avventurosa perché la scelta è di fare la Galleria del Lagazuoi.
La galleria è un tunnel a spirale che dalla cengia Martini, dove erano arroccati gli italiani, durante la guerra, risale all'interno della montagna per almeno un kilometro. Attraverso il tunnel, i soldati hanno raggiunto la cima del Lagazuoi e posto una mina che ha fatto saltare in aria la cima della montagna su cui c'erano gli austriaci.
Arrivati all'ingresso della gallerie, che negli ultimi anni è stata risistemata, ma resta sempre buia e scivolosa, estraiamo le nostre potenti torce elettriche (....): una da fronte tipo minatore, ma non molto potente e l'altra... beh è ecologica senz'altro ma avrei dovuto procurarmi qualcosa di più luminoso. Ogni tanto si aprono delle feritoie, o delle stanzette di servizio lungo il tragitto. Tutto al buio, si scende pian piano con l'ansia crescente.
Ci abbiamo messo più di un'ora per arrivare all'uscita che sembrava non arrivare mai.
Da qui, o si prende la cengia Martini, attraversando con le corde fisse a metà parete e si torna all'inizio del sentiero o si scende per un tratto ancora di corda fissa e passerelle per arrivare al ghiaione.
La discesa termina all'arrivo della funivia del Falzarego. La macchina è posteggiata al fortino e sono ancora un kilometro e mezzo circa; e strada facendo si mette pure a piovere.
Arriviamo alla macchina con i nervi a fior di pelle e decisamente stanchi e scoraggiati, ma ormai abbiamo finito.
Doccia, cena e finalmente ci rendiamo conto di cosa abbiamo realmente fatto e ne siamo orgogliosi.
15 Luglio

L'ultimo giorno. Facciamo i bagagli, salutiamo e partiamo di nuovo in direzione della Capanna Alpina. Oggi dobbiamo stare tranquilli, dopo la mazzata di ieri. Ovviamente lo facciamo a modo nostro...
Il rifugio Scotoni dista un'oretta scarsa ma bisogna salire una strada a ciottoli abbastanza pendente e siamo ancora stanchi da ieri. In cima c'è un bel prato per sdraiarsi, riposare e prendere il sole... ma è più bello farlo al laghetto ancora più su!!!!!
Finalmente, sulle sponde del laghetto Lagazuoi, da cui si vede la cresta che abbiamo attraversato ieri, ma ovviamente dal lato interno dell'altipiano, ci rilassiamo un po' e pensiamo alla vacanza che sta per finire. Nel pomeriggio si prende l'autostrada e poi saremo a casa.
Dobbiamo chiudere in bellezza, così dopo un paio d'ore di sole, scendiamo ma facciamo pausa pranzo al rifugio ed una super grigliata mista (un po' cara per la verità) con verdure e polenta non ce la toglie nessuno (Ari ha litigato con il formaggio...).
Scendiamo fino a valle e prima di partire devo fare rifornimento d'acqua per la prossima birra. Inizio a rifornire la tanica da 25l con l'acqua della fontanella ma poco dopo la metà, qualcuno chiude l'acqua!
Non commento. Carichiamo e andiamo in val Gardena, nella speranza di trovare qualche souvenir, anche se è domenica ed è tutto chiuso. Speranza vana; gironzoliamo per un po' tra Selva di Gardena ed Ortisei ma otteniamo solo il risultato di partire alle 19 per casa.
Sono riuscito ad arrivare fino al letto ancora sveglio, ma effettivamente ero un po' stanchino....

Questo è quanto. Una vacanza bella ed intensa. Proprio non ci siamo annoiati neppure un secondo. Ed il bello è che abbiamo ancora parecchie montagne da vedere e da scalare!

Val Badia 2007

1 commento:

sergioedania ha detto...

Vi scriviamo dalla Val Badia, meta abituale delle nostre vacanze, sia estive che invernali.
Complimenti per le vostre escursioni, dalle quali abbiamo tratto spunto (un paio di esse non le avevamo mai fatte).
Grazie per le descrizioni degli itinerari, rivelatesi utili.